Crisi d’impresa: come riconoscere i segnali?

La crisi d’impresa incombe quando non vengono riconosciuti in tempo i primi sintomi di un potenziale squilibrio.

Sintomi che possono portare ad una situazione di declino dell’impresa, che si sostanzia con:

  • Un clima aziendale ostile e poco aperto al confronto;
  • i litigi fra soci o amministratori che impediscono all’impresa di lavorare correttamente;
  • l’insoddisfazione della clientela;
  • la scarsa capacità di innovazione;
  • la mancata formazione e aggiornamento del personale dipendente;
  • la perdita delle quote di mercato;
  • un fatturato costituito in gran parte dalla vendita di prodotti in fase di decadimento.

Questi sono i tratti comuni rilevati in gran parte delle imprese che poi in un secondo momento hanno evidenziato forti inefficienze e, alla lunga, hanno provocato il consumo della liquidità accantonata mettendo fortemente a rischio la continuità aziendale.

È chiaro che in questo caso si necessiti di nuova finanza oppure di liquidità reperibile da un disinvestimento del circolante, di alcuni assetti di cui parleremo dopo.

L’apporto di nuova finanza può avvenire in molteplici modi, in base ai singoli casi. Dalla ricapitalizzazione attraverso l’ingresso di un nuovo socio o da parte di quelli esistenti. Oppure un nuovo finanziamento da parte di istituti di credito.

Per quanto riguarda la crisi d’impresa sotto l’aspetto finanziario, esistono però altre categorie di finanziamento più interessanti della precedente perché non onerose, che impattano sul capitale aziendale.

È proprio sulla base di questi dati che è stato introdotto il nuovo art. 3, comma 3, lettera c, presente all’interno del Codice della Crisi d’Impresa ed entrato integralmente in vigore il 15.07.2022.

L’obiettivo principale di tale norma non è certo quello di additare stati di crisi ma piuttosto quello di assicurare alla collettività un bene che è parte fondamentale del tessuto economico del nostro paese, ovvero l’Impresa. E lo fa tutelandola da possibili inefficienze che progressivamente andranno ad erodere la sua liquidità, provocando un sovra indebitamento e a lungo andare una situazione di default difficilmente recuperabile. Senza considerare poi che sarà l’amministratore a doverne rispondere in sede giudiziaria.  La sua responsabilità, infatti, verrà chiamata in causa nel momento in cui venga accertato che non sono state applicate tutte quelle azioni necessarie che abbiamo portato ad impedire l’aggravamento della situazione di crisi e di insolvenza economica.

crisi d'impresa

Crisi d’impresa: cosa fare allora per evitare tutto ciò?

Prima di tutto c’è da dire che lo Stato italiano vuole Amministratori d’Impresa sempre più presenti, coinvolti. La carica non potrà più essere ricoperta solo formalmente, ma ora un amministratore avrà il preciso compito di vigilare e intervenire attivamente qualora avvertisse una possibile crisi e potrà essere chiamato a rispondere dei danni causati a società, soci e creditori nel caso in cui venga accertato il mancato rispetto degli obblighi gestori.

Due quindi sono le parole magiche: ”Adeguati assetti”, o più precisamente adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili. 

L’art. 2086 del cc. impone all’amministratore di istituire tali assetti sulla base della dimensione e della natura della propria impresa al fine non soltanto di esonerarlo da possibili ripercussioni giudiziarie ma soprattutto per aiutarlo a vigilare sul quel bene che fa grande il nostro paese, aiutandolo a rilevare tempestivamente un qualsiasi segnale di crisi, dandogli la possibilità di adoperarsi immediatamente e adottare tutti gli strumenti possibili messi a disposizione dall’ordinamento per superare tale situazione e portarlo quindi alla continuazione della propria attività.

Qualcuno diceva “la potenza è nulla senza il controllo”. 

Se pensi che il bilancio sia tutto quello che ti serve per controllare allora mi dispiace deluderti. 

Se pensi che il bilancio ti dica se i tuoi dipendenti sono soddisfatti del loro lavoro mi dispiace deluderti. 

Se pensi che il bilancio ti dica se il tuo prodotto di punta è arrivato a maturazione mi dispiace deluderti.

Ci sono valori qualitativi che il bilancio non riesce a misurare e sulla base dei quali invece si fonda lo stato di salute di un’impresa. Solo un controllo costante di queste informazioni, e la loro corretta interpretazione, ci possono dire se si sta andando davvero nella giusta direzione o se è necessario raddrizzare il colpo.

Nonostante questo sia un momento meno grave dei successivi come quello del fallimento vero e proprio, in interventi di questo tipo è necessario il supporto di un consulente esperto di finanza aziendale a 360 gradi che applichi un vero e proprio tournaround. Un esperto votato alla strategia tendenzialmente portato al calcolo ed a soluzioni di carattere economico-finanziario.

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